AMORE E FAMIGLIA
La conca che racchiudeva le montagne era cupa e severa come il carattere degli abitanti del paese. Essi erano erano poco espansivi e stentavano ad esprimere apertamente i loro sentimenti anche i piu' profondi. Le tradizioni che sorgevano si mantenevano inalterate per secoli, fino a che le condizioni sociali, per motivi esterni, le avrebbero mantenute. Si erano incontrati, frequentati e avevano capito di volersi bene. Avevano capito di avere propositi di vita e ideali simili, per cui si erano fidanzati. Allora il fidanzamento con i canoni attuali non esisteva, non c'erano festeggiamenti con gli amici. Lui aveva compreso che avrebbe voluto portare all'altare la ragazza e il passo piu' semplice fu la richiesta ai genitori di lei di potere " prendersi" la giovane. L'assenso era venuto presto e la coppia comincio' a frequentarsi regolarmente. In questo periodo avveniva qualche scambio di regali: ninnoli o oggettini d'oro da parte di lui, oggetti di vestiario da parte di lei. Nulla di particolarmente prezioso, perche' in caso di rottura tutto sarebbe stato rigorosamente restituito.
I preparativi per le nozze procedevano, si stabiliva l'entita' del corredo che spettava alla donna, come l'arredo della camera da letto; lo sposo avrebbe offerto gli altri mobili e la cucina nel caso fosse necessario arredarla. Spesso infatti avveniva che gli sposi cominciassero la vita insieme nella casa di lui. Cosi' fu per loro
La cerimonia di nozze, celebrata nella chiesa di paese, si era svolta sotto una fitta nevicata. La sposa, mia nonna, era vestita con il costume tipico delle donne di montagna: al collo portava una piccola collana di granati, regalo di lui, con una camicetta bianca indossata sotto uno scialle a fiori vivaci su uno sfondo nero. la gonna aveva grossi fiori scuri. . Completavano l'abbigliamento pesanti calze di lana e ai piedi un paio di zoccoli di legno. Lo sposo, il nonno, indossava un paio di pantaloni, una camicia con cravatta in pelle e un gilet di pelle scuro. Anche lui portava gli zoccoli, che allora erano considerati le calzature delle feste.La sera prima delle nozze gli amici avevano annunciato la cerimonia con lo sparo di petardi e mortaretti La mattina dopo il corteo nuziale sarebbe partito da casa della sposa al braccio del padre e si sarebbe diretto verso la chiesa.
All’uscita furono avvicinati dai paesani festosi, ai quali lo sposo donava bottiglie di liquore e la sposa i tortelli che aveva fritto pochi giorni prima nella sua casa di ragazza. Non esisteva il viaggio di nozze, il pranzo si sarebbe svolto nella casa maritale, in fondo alla valle. Accompagnati dai pochi invitati si incamminarono verso la casa dei suoceri. La nevicata era cosi’ fitta che il manto aveva raggiunto un grande spessore in breve tempo e , come era uso di allora, gli abitanti dei due paesi si venivano incontro spalando alacremente un sentiero che consentisse di unire gli abitanti.
Da casa dello sposo poteva accadere che la sorella andasse incontro al corteo fino al confine del villaggio. Abbracciata la cognata, le consegnava un fazzoletto ripieno di tortelli fritti e la sposa offriva questi dolci alle gente del paese che incontrava nel resto del tragitto per arrivare alla sua nuova casa. Qui la suocera offriva a sua volta dei dolci per uso personale e una camicetta nuova.
Le cuoche che aspettavano a casa avevano cucinato la
zuppa d’orzo con la carne affumicata del maiale, la polenta con le salsicce e
le erbe di campo cotte e ripassate, vino e pane che si usavano solo nei pranzi
di matrimonio.
Per la festivita’ si erano fritte cenci e frittelle,
rigorosamente nello strutto.
La nonna, intimorita dalla presenza dei nuovi parenti,
raccontava sempre che aveva mangiato poco o nulla prima di ritirarsi con il
marito nella loro camera matrimoniale. Il freddo dell’inverno non
concedeva sconti: le finestre erano ghiacciate e il fornelletto di braci che era sotto le coperte produceva una sorta di vapore nella stanza che era illuminata da una lucerna ad olio. Nell’ampio corridoio erano sistemate cataste di legna destinate a bruciare nella sala principale della casa: la stua .Qui troneggiava la stufa di cemento ,circondata da panche in legno, dotata di un foro nel quale si poneva la legna da bruciare. Il calore emanato aveva il compito di scaldare tutto l’ambiente e in questo si riuniva tutta la famiglia con nonni e bambini nelle sere d’inverno.