lunedì 1 giugno 2020

VITA CONTADINA

 Sposandosi la mamma era entrata a fare parte di una grande famiglia contadina della bassa padana.Nuova vita ,inusuale per lei, di origine tedesca e di indole riservata.
La casa colonica, situata nell' assolata pianura, era molto grande e destinata a piu' famiglie: ogni figlio, sposandosi, vi conduceva il proprio coniuge. Era composta di alcuni appartamenti e di una parte centrale destinata alla produzione di manufatti o come area di gioco per i bambini.

Ai lati della casa sorgevano alcuni locali che erano adibiti a magazzini e a ricoveri per le bestie.
Una stanza, senza vetri, era destinata alla conservazione e maturazione dei salumi e di altre carni.


In cima alla scalinata centrale c'erano altre camere da letto e una grande cucina,la stanza piu' grande e importante della casa. A quei tempi il riscaldamento del locale era affidato a un grande camino che poi fu sostituito da una cucina economica, che aveva il compito di produrre calore e cuocere i cibi.

I nonni, genitori di mio padre,erano le persone piu' importanti della famiglia; venivano chiamati il rezdor e la rezdora. La cucina era arredata con grosse madie che contenevano le farine per la preparazione di pasta e pane, di due vetrine piene di piatti e bicchieri, un grande tavolo che poteva ospitare molte persone.
Tutta la famiglia si ritrovava per consumare i pasti e la sera, soprattutto d'inverno, trascorreva la serata accanto al fuoco.

Il gabinetto  allora era esterno alla casa e veniva chiamato casottino. Dall'altro lato c'era un pozzo che riforniva di acqua fresca.
A giugno avveniva la grande festa della trebbiatura e l'aia di riempiva di covoni di grano.

La casa era situata su un podere, la cui terra confinava con costruzioni analoghe. Ogni podere aveva un nome, che generalmente al cognome o al soprannome degli abitanti. I nonni erano chiamati " i rossi".
La vita nel podere era molto faticosa, legata ai ritmi della natura e degli animali da allevare; tutto era organizzato con l'obiettivo  di funzionare e ciascuno aveva il suo ruolo. La mamma fatico' ad adeguarsi, poi riusci' a integrarsi.

I figli erano chiamati bifolchi, le donne si occupavano del lavoro nei campi e delle galline. La figura femminile principale era la razdora, la moglie del principale. E' un ruolo che e' rimasto nella memoria di chi non e' piu' giovanissimo e che  e' ancora presente nella civilta' contadina attuale, dove mantiene il ruolo di amministratrice e organizzatrice della casa. E' la prima ad alzarsi e l'ultima a coricarsi. Come in passato prepara la colazione per tutti,organizza pranzo e cena ogni giorno,fissi come una volta. Chiamati i commensali, difficilmente siede a tavola, spesso si allontana per organizzare il resto del pasto, le divisione del quale in passato a volte era problematica. La razdora andava al mercato ogni settimana per acquistare le cose necessarie per la casa, era la padrona indiscussa delle proprie galline alla quali preparava il pasto serale, spesso chiamandole per nome. 
In occasione di feste e matrimoni si collaborava con le altre famiglie per  preparare le cerimonie e i pasti. Si consolavano nello stesso modo i parenti per la morte di un loro congiunto.La rezdora era il simbolo della collaborazione tra le famiglie. Questo mondo, quasi scomparso, poggiava sui valori della generosita' e della solidarieta',di cui questa figura era l'immagine.



3 commenti:

  1. E una realtà che non ho conosciuto, non so come potevano farcela, solo per il fatto di dover sottostare alla rezdora, eppure ognuno coi propri compiti rispettava le autorità... Non oltrepassando le proprie competenze

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  2. Una mia conoscente lo era, ma l'ho saputo troppo tardi

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  3. La vita contadina, in un modo o nell'altra fa parte delle nostre origini. C'è chi le ha vissute in prima persona e chi per i racconti dei nonni. É bello mantenere la memoria con questi racconti, grazie Lucia, una bella pagina.

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