mercoledì 29 gennaio 2020




L'UOMO SELVATICO




Da  piccoli , quando volevamo sfuggire al controllo dei genitori e avventurarci a giocare da soli nel bosco, una della poche cose che ci fermava era il timore di incontrare l'uomo SELVATICO. A loro detta era un uomo spaventoso, cattivo con i bambini, che avrebbe fatto loro del male e li avrebbe rapiti. Cresciuti con questo timore, abbiamo verificato che questo racconto era più' che altro un tentativo di proteggerci e di controllare le nostre curiosità'. In effetti questa figura e' stata presente nella cultura popolare in molti paesi europei, in particolare nelle regioni alpine. Era un essere umano selvaggio che abitava nei boschi e generalmente raffigurato come un essere coperto di peli o di vegetazione.






Quello di quest'uomo, che viveva fuori dalle civiltà', e' un esemplare di cui si trova traccia anche in Svizzera, in Austria, in Polonia e nei Pirenei della Catalogna. In altre culture mondiali come in Russia, Cina e Oceania, l'uomo selvatico e' rappresentato più' che altro come primate non ancora evoluto e non come uomo regredito allo stato selvatico. In molte culture sono rappresentati uomini legati all'ambiente agreste rossi e coperti di pelo, irascibili, grezzi e avventurosi

                              



Una ricostruzione dell'uomo selvatico al  Museo degli usi e costumi della gente trentina.
Almeno per quel che riguarda la cultura occidentale il personaggio dell'uomo selvatico si sviluppa principalmente durante il Medioevo.
Nelle prime attestazioni medievali, in linea con le figure classiche dei Fauni esso ha il ruolo di guardiano e di protettore, in sostanza coincidendo con la figura del selvaggio buono.
Più avanti, con il  mutamento del contesto culturale e sociale, l'interpretazione  dei vari autori e artisti che l'hanno ripreso, e della trasmissione orale di molti racconti che lo riguardano, l'uomo selvatico ha assunto altre caratteristiche,
È sostanzialmente un comune mortale che vive al di fuori della societa'   preferendo i luoghi isolati, la montagna, il bosco. A contatto con la natura ha esaltato al massimo le sue caratteristiche fisiche che gli assicurano la vita: forza, robustezza, fiuto eccezionale per inseguire la preda. È timido, rifugge dal prossimo isolandosi al punto tale da perdere le sue capacità psichiche fino alla stupidità. Non si lava né si pulisce. Non si rade né si taglia i capelli cosicché questi si fondono raggiungendo le ginocchia. Per questo diventa una figura terrificante esaltata dalla pelle di caprone con cui si veste. Un atto gentile lo intenerisce.
Emerso dal bosco, sarebbe stato lui ad insegnare agli uomini l'arte casearia (o, in altre versioni, l'apicultura o le tecniche per estrarre dalle miniere; tuttavia, deriso, snobbato, ingannato o spaventato, sarebbe ritornato nella selva, privando l'uomo della possibilità di conoscere altri segreti (ad esempio, quello per trasformare il latte in olio o in cera) . Secondo alcune versioni, ride quando piove e piange quando c'è bel tempo, atteggiamento che viene spiegato ritenendo che le condizioni atmosferiche del presente sono all'opposto di quelle che poi avverranno.

Nomi

Figure ispirate   all'uomo selvatico sono presenti in numerose opere. In ambito anglofono, un esempio è il Calibano de La  tempesta di Shakespeare  ; compare anche tra le pagine dell’Orlando innamorato, poema cavalleresco di Matteo Boiardo.

Questo era grande e quasi era gigante,

Con lunga barba e gran capigliatura,

Tutto peloso dal capo alle piante:

Non fu mai visto più sozza figura,

Per scudo una gran scorza avia davante,

E una mazza ponderosa e dura

Non aveva voce de omo né intelletto

Selvatico era tutto il maledetto”
Orlando Innamorato, I,XXII,7

L'uomo selvatico compare nelle fiabe dei fratelli Grimm

L'uomo selvatico  eGiovanni di ferro(Der Eisenhans)


Raffigurazioni artistiche

Compare ad esempio: nel ciclo di affreschi a Sacco di Cosio Valtellino i
Valgerola del 1464, dove la casa che ospita gli affreschi è stata trasformata 
in un museo; altre raffigurazioni si trovavano sulla porta di accesso delle 
mura di Tirano (ora quasi completamente cancellate dal tempo); sul simbolo della  lega delle 10 giurisdizioni svizzera; sulle guglie del duomo a Milano; come personaggio nella celebrazione della Giubiana che si svolge  
Canzo l'ultimo giovedì di gennaio.

Oltre che essere un personaggio leggendario e un simbolo iconografico 
diffuso in tutto l'arco alpino, l'uomo selvatico è anche una maschera 
carnevalesca. La sua funzione è quasi sempre quella di capro espiatorio e 

personifica il lato oscuro ed incontrollabile della natura alpina.

3 commenti:

  1. La figura dell' "Uomo Selvatico", è raffigurato nelle varie versioni in tutte le regioni italiane ed aveva il fine morale/educativo di far capire ai bambini che esisteva per loro un pericolo latente dal quale dovevano essere sempre pronti a difendersi o perlomeno a starne lontano. Grazie, un saluto.

    RispondiElimina
  2. La figura dell' "Uomo Selvatico", è raffigurato nelle varie versioni in tutte le regioni italiane ed aveva il fine morale/educativo di far capire ai bambini che esisteva per loro un pericolo latente dal quale dovevano essere sempre pronti a difendersi o perlomeno a starne lontano. Grazie, un saluto.

    RispondiElimina
  3. I miei genitori lo chiamavano uomo nero, che si presentava sempre quando ci allontavamo solo un poco da casa, è confortante sapere che ogni regione ne avesse uno, grazie Lucia

    RispondiElimina