venerdì 6 dicembre 2019

                                                         INVERNO  3

           
                                 


Mio nonno, come tanti altri compaesani, partiva all'inizio primavera per
la svizzera tedesca, dove lo aspettava il lavoro di muratore.
In quei luoghi lontani e severi,poco alla volta si era creata una
piccola comunità' di veneti che, lontano da casa, si ritrovava nel fine
settimana per trascorrere i giorni di riposo in allegria.

Bevevano qualche bicchiere di vino portato dal paese e commentavano
le notizie che arrivavano da lassù'; era un modo per esorcizzare la
nostalgia di casa, delle mogli e dei bambini ancora piccoli, che
aspettavano con ansia il ritorno del genitore per festeggiare la fine
dell'anno. Alcuni uomini non erano ancora sposati e venivano derisi
dagli ammogliati ( chissà' se le fidanzate li avrebbero aspettati..)

                              



Chi rimaneva in paese si preparava ad affrontare le fatiche estive: il
pascolo degli animali, il maiale da nutrire con quel poco che si riusciva a
reperire, la fienagione, il lavoro dei campi per raccogliere l'orzo e le
verdure da conservare per l'inverno. A maggio si piantavano le patate,
che avrebbero costituito la fonte principale di sostentamento insieme
alla farina di mais ..la carne proveniva dai maiali macellati in pieno
inverno e i formaggi dal latte di mucca.
La vita era molto dura, ci si alzava all'alba e ci si coricava nel tardo
pomeriggio, sfiniti per la stanchezza.

                                           



Le promesse spose cominciavano a ricamare i tessuti che avrebbero
costituito l'abito di nozze e a cucire la camicia del futuro marito.
la fine della bella stagione si approssimava, gli abiti e il corredo
erano pronti, gli uomini presto sarebbero ritornati, la gente era in
fermento, nelle case si preparavano i dolci da distribuire all'uscita
della .chiesa. la sposa indossava una camicia bianca ricamata, sulle
spalle un fazzoletto nero con le frange, la gonna scura era coperta
da un grembiule a fiori.
Lo sposo portava la camicia avuta in dono, un gilet di lana,
pantaloni di fustagno e un doppio cordone di pelle al posto della
cravatta. i bambini correvano a prendere le caramelle, il marito
offriva agli amici sigari e sigarette svizzere.

                                  


Il pranzo di nozze del nonno si svolse nella sua casa natale, dove
avrebbe abitato con la nonna, insieme ai genitori e ai fratelli. a quei
tempi. le case erano composte da una cucina, dal fornel ( il
corrispondente del salotto) che conteneva una grande stufa di pietra

                                           


usata per scaldare tutta la casa, un gabinetto esterno, 1 o 2 camere da
letto che ospitavano tutta la famiglia. Accanto alla casa c'era il
fienile con la stalla dove si svolgeva parte della vita famigliare: la
presenza degli animali scaldava l'ambiente e le serate.
Mia nonna era felice perché' finalmente poteva vivere nella
sua nuova casa, questa promiscuità' non la turbava, allora era
normale cosi'.


































3 commenti:

  1. Ecco un'altra bella storia di "Come eravamo", ma forse sarebbe meglio dire "Come erano i nostri nonni". Per essere felici si aveva bisogno di poco, ma quanta fatica per procurare quel "poco".
    Un raccontino scorrevole che ho letto con piacere, grazie Lucia, complimenti.

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