venerdì 30 agosto 2019

vacanze

Il treno saliva la pianura padana lasciando alle spalle quel caldo terribile e assurdo, il cielo era grigio fin dal primo mattino, senza sole, la cappa di umidita' pesava sulla  citta'.
Le estati erano cosi, anche allora. L'eccitazione per il viaggio era tanta: sovraccarichi di cibo e bevande,appena saliti sul treno, cominciavamo a mangiare e la mamma era solita raccontare che alla prima stazione avevamo gia' finito tutto. Poi di corsa per prendere la coincidenza, altrimenti sarebbero stati guai (avremmo dovuto aspettare il treno successivo) e  il viaggio sarebbe diventato troppo lungo, forse avremmo perso l'ultima corriera. Nel basso Veneto gia' ci sembrava di essere all'estero, non avevamo molte occasioni di prendere il treno per andare in montagna.
Verona-Padova e poi Padova-Calalzo; scendevamo a  Sedico e noi ci sentivamo quasi arrivati. Da li' in su c'era il trenino e l'eccitazione raggiungeva al suo culmine!! Molto lentamente salivamo verso l'Agordino,mentre correvamo all'interno dei pochi vagoni che chiamavamo del Far West. Infine la corriera che fermava  spesso per aspettare i ritardatari dei treni.
Finalmente arrivati, il fresco della montagna ci accoglieva e  chi come noi veniva dal grande caldo e regalava i primi brividi di freddo. Di quegli arrivi ricordo ancora l'odore del legno che rivestiva le stanze, cosi diverse dalle nostre case. Eravamo soliti vestire pesante durante i primi giorni, i locali ci guardavano sorridendo. La sera il tramonto del sole regalava un buio frizzante che ci faceva tremare anche a letto. Il nostro sogno sarebbe stato vedere la neve, ma  ciò   si sarebbe avverato molti anni dopo, con l' eta' adulta. Nel nostro immaginare la neve d'inverno, tanta e difficile da praticare, rappresentava una sorta di polo Nord, non eravamo nemmeno attrezzati. la casa era riscaldata solo con la stufa della cucina, accesa ogni giorno anche d'estate. I miei fratelli, neanche velatamente, veniva invitati ad aiutare i parenti, occupati per lunghe ore con la fienagione.Io, la piccola di casa ero esentata e accompagnavo mamme e zie a passeggio per il  paese. A meta' soggiorno, finalmente arrivava  l'avvenimento piu' impostante della vacanza: la polenta cotta  e consumata nel bosco, un picnic meraviglioso che ricordo ancora con nostalgia, Carichi come sempre di cibo, percorrevamo la strada che costeggiava il torrente di acqua gelida e  furiosa. arrivati in uno spiazzo raccoglievamo la legna per accendere il  fuoco e bollire l'acqua. La zia si apprestava a gettare la farina,ci mandavano a giocare vicino all'acqua in attesa del pranzo, Spesso succedeva che i massi sul torrente e sui quali si giocava erano bagnati  e si scivolava dentro l'acqua, già prevedendo le sgridate della mamma. Il picnic non era ancora terminato, che già si sperava in un altro, e chiedevamo quando saremmo ritornati. Per dei cittadini come noi, le gite programmate dagli amici erano motivo di preoccupazione: non eravamo abituati alle fatiche dei monti, ci parevano troppo lontane quelle vette,soprattutto le salite  molto faticose.. le prime camminate ci lasciavano sfiniti e in alternativa passeggiavamo per le strade del paese.
Ogni  casa aveva vicino un fienile, ormai le mucche erano poche, sopravvivevano galline e conigli, ma presto la loro cura sarebbe stata affidata agli anziani. i giovani cercavano impiego nei primi alberghi o in fabbrica, a pochi chilometri di distanza.

3 commenti:

  1. Bello, molto bello,io non ci sono mai stata fisicamente ma oggi sono venuta con Voi,... c ero anche io

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  2. Confermo anche io, bellissimo. Ci si sente coinvolti raccontò e nell'ambiente... Bravissima

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  3. Confermo anche io, bellissimo. Ci si sente coinvolti nel racconto e nell'ambiente... Bravissima

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